“Il nuovo arrivato, lasciato a sé, esaminava, osservava e incominciava
ad orientarsi. Io utilizzavo questo tempo per esaminarlo a fondo, senza
che egli, assorto nella indagine del nuovo ambiente, si sentisse osservato
e cercavo di cogliere tutte quelle manifestazioni spontanee che potevano
rivelare il suo vero modo di essere e che dovevano servirmi di guida nella
sua educazione. Questo periodo di apparente inattività era, forse,
il più importante ed il più fecondo di conseguenze utili,
tanto per l'educando che per l'educatore. Il primo, inconsapevolmente, compiva
una profonda rielaborazione della sua vita interiore; il secondo aveva modo
di fare indagini e scoperte preziose, che non avrebbe mai potuto fare quando
il fanciullo fosse stato subito irreggimentato, e che gli sarebbe stato
assai meno agevole di compiere in seguito, quando l'educando avrebbe dovuto
seguire il regime ordinario, disciplinato della Nave.”
Giulia Civita Franceschi, 1947 |